Metterei in risalto che l'organismo del cane, è sì, meno affine alla digestione dei carboidrati rispetto all'uomo, non producendo ptialina a livello boccale, essendo dotato, ad esempio rispetto all'uomo, di un tratto intestinale piu corto ed essendo praticamente privo di diverticoli (piccole camere di fermentazione)....avendo espresso però, grazie alla domesticazione, geni che ne facilitano la digestione, come descriverò in seguito.
A completamento si potrebbe specificare come mancanza di ptialina, intestino più corto e assenza di diverticoli necessitino l'impiego, nelle formule, di cereali precotti e non raffinati quali ad es. il chicco del mais intero macinato e il riso integrale (questo grazie al maggior apporto di fibra).
Provando a rispondere in maniera esaustiva alla domanda, faccio le considerazioni successive.
Recentemente nel mirino dei nutrizionisti, sono entrati i cereali accusati di arrecare numerosi problemi e di causare ingenti danni alla salute del cane e del gatto.
La contaminazione avvenuta qualche anno fa negli Stati Uniti e Canada, con pericolose micotossine, ha portato il mercato a orientarsi verso i prodotti senza cereali (Grain Free) e contemporaneamente si è fatta avanti anche l'idea che il cane, quale discendente del lupo, non sia in grado di digerirli.
Il cane è un carnivoro non obbligato ed è diventato, possiamo dire quasi onnivoro, con la domesticazione.
Infatti, dal Neolitico in poi, la domesticazione del lupo è stata effettuato per proteggere le popolazioni dagli attacchi di animali selvatici, trasformando efficacemente la specializzazione del lupo nel suo opposto.
Successivamente, quando gli uomini divennero sedentari, iniziarono a coltivare cereali per nutrire gli animali e i cani conseguentemente vennero nutriti con scarti dell’alimentazione umana, cereali compresi.
Da questa convivenza uomo-cane, la parte del genoma imputata alla produzione di alcuni neurotrasmettitori si è modificata, i cani hanno cercato di interpretare e capire i messaggi e i comportamenti dell'uomo, sviluppando caratteristiche diverse dal lupo e un'intelligenza quindi, più “a misura d'uomo”.
Il patrimonio genetico è così cambiato e, tra le altre cose, anche il "cane lupo" ha "imparato" a digerire i cereali.
Infatti, in un importantissimo studio pubblicato nel 2013 dall'Università di Uppsala, alcuni genetisti hanno analizzato l'intero genoma di 12 lupi e 60 cani di razze diverse, identificando 36 regioni del genoma che differiscono gli uni dagli altri, anche in tutte le razze considerate.
I geni coinvolti, risultano essere quelli deputati alla produzione di amilasi e maltasi, enzimi prodotti dal pancreas che partecipano alla degradazione di carboidrati e zuccheri complessi; i ricercatori hanno scoperto che i cani ne possedevano tra i 4 e i 30, mentre il lupo solo due. Il risultato è che i cani, sono fino a 5 volte più performanti nell’assimilazione dei carboidrati rispetto al lupo.
In uno studio successivo, pubblicato su "Open Science" dalla Royal Society di Londra e condotto dai ricercatori delle Università di Rennes e Grenoble insieme al CNRS di Lione, è stato invece analizzato il DNA di campioni di ossa e denti provenienti dai resti di 13 lupi antichi trovati in diversi siti archeologici sparsi in tutta l'Eurasia e risalenti a epoche diverse. Il risultato è una progressione del patrimonio genetico del lupo/cane irregolare, con campioni dotati di quantità di geni specifici molto diversi, spiegabile solo attraverso il diverso comportamento di tre gruppi umani differenti, quelli che sono rimasti cacciatori, raccoglitori e quelli che si sono dedicati all’agricoltura. Interessante notare che le uniche due razze di cani che hanno ancora due sole copie geniche Amy2B (il principale enzima per la digestione degli amidi) sono i Siberian Husky e i Dingo, che hanno vissuto con popolazioni che fino a tempi molto recenti hanno avuto una dieta basata quasi esclusivamente su prodotti della caccia o della pesca.