Farmacista - Formulista
Esperto in fitoterapia
#Arctostaphylos uva-ursi
​
​
Uva ursina
​
​
​
Chi è?
L’uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi), chiamata dagli inglesi con la splendida consonanza bear berry, che potrebbe essere il titolo di una hit di successo, è una piccola pianta di circa 30 centimetri della famiglia delle Ericaceae, caratterizzata da delle bacche rosse dal gusto acidulo e poco gradevole e delle foglie dai principi attivi molto importanti, pronti a soccorrere cani e gatti repentinamente.
​
​
I Superpoteri
Attenzione l’uva ursina è in città! Le vie urinarie da oggi saranno molto più sicure e cani e gatti avranno molto meno timore ad affrontarle in futuro.
L’uva ursina trova nei reni l’ambiente ideale dove manifestare i suoi poteri, collaborando inoltre con altri supereroi fitoterapici ad attività diuretica, come tarassaco, lespedeza e pilosella. I suoi principi attivi aumentano considerevolmente la diuresi, soprattutto nelle calcolosi e in casi di insufficienza renale, fungendo da disinfettante e antisettico, calmante lo stimolo continuo della minzione e del dolore durante infiammazioni e infezioni delle vie urinarie.
Cani e gatti necessitano dell’aiuto dell’uva ursina in casi di cistiti acute o recidivanti, infiammazioni dell’uretra e colibacillosi, la patologia provocata dal batterio Escherichia coli. I suoi superpoteri permettono inoltre di alcalinizzare le urine, modificandone dunque il ph, oltre ad avere attività batteriostatica, ovvero di limitazione della replicazione batterica.
L’uva ursina tuttavia è una supereroina generosa e non si limita ad accorrere per trarre in salvo cani e gatti avvenenti, ma si ricorda anche dei più anziani, rendendosi utile in casi di ipertrofia prostatica in ambito geriatrico.
I suoi poteri scaturiscono dalla ricchezza di eterosidi fenolici e dalla presenza di tannini, flavonoidi, triterpeni e monotropitoside.
Dove trovarla
La ferocia con cui l’uva ursina difende cani e gatti è concentrata all’interno del FORZA10 Renal Active e i suoi corrispondenti nella linea Actiwet, pronta ad assaltare i nemici dei nostri amici pelosi, perché i loro nemici sono anche i nostri.
Le imprese
I segni dell’uva ursina nella storia e nella leggenda sono particolarmente frequenti e marcati.
Innanzitutto l’etimologia del suo nome ci riporta ai latini, che la chiamarono uva ursi per via degli orsi che a quanto pare ne vanno particolarmente ghiotti. Accanto alla riconosciuta golosità per il miele, va dunque ad affiancarsi quella contrastante e poco popolare per le bacche di uva ursina.
Secondo una storia medioevale, un monaco eremita, un giorno, inseguito da un orso famelico e feroce, trovò rifugio in una grotta, nel disperato tentativo di salvare la pelle. Apparentemente in trappola, l’attenzione dell’orso fu però distratta da un cespuglio pieno di bacche di uva ursina. L’orso si sfamò di esse con gusto, preferendole al povero eremita e, stando alla leggenda, da quel giorno divenne mansueto e non attaccò più nessuno. Anche se su questa ultima parte potrebbe esserci lo zampino edulcorante di Walt Disney.
L’uva ursina ha lasciato tuttavia una traccia anche nella letteratura francese, grazie a Rabelais, che nelle sue storie scrisse di come Pantagruel guarì grazie ad essa, espellendo dalle urine le sue disgrazie.
L’uva ursina viene utilizzata anche in cosmesi per schiarire le macchie della pelle, le foglie sono sfruttate per tingere pelli e tessuti, mentre le sue bacche sono impiegate per la confezionatura delle marmellate.